Il terremoto del 1693 ne ha distrutto gran parte, ma ciò che è rimasto e ciò che è stato ricostruito è motivo sufficiente per scegliere Barrafranca come tappa fondamentale diqualunque tour alla scoperta della provincia ennese. Innanzi tutto, per l’armonia con cui, soprattutto nel centro storico, si alternano costruzioni antiche con palazzi più moderni, testimonianza di quella lenta quotidianità contadina che, così come esporta la "modernità" nei campi, finisce per importare i ritmi scanditi con precisione della campagna in città. Quindi, accanto ai più moderni quartieri, ecco allungarsi i cosiddetti Putieddi, portali medievali utilizzati nel tempo anche come botteghe (e da qui il nomignolo in dialetto).
Certo non sono queste le testimonianze più antiche, e più affascinanti, da visitare a Barrafranca. Non si possono perdere, infatti, le tombe circolari ai Quattro Finaiti, dove sono stati ritrovati preziosi reperti come coltelli realizzati con la silice. Più “moderne” le tombe scoperte a Martorina e a Rocche: queste risalgono solo all’età Sicula, cioè al 1000 a.C. circa. Nella necropoli di Montagna di Marzo e di Monte Navone, invece, è possibile incontrare i colonizzatori greci, uomini che qui addobbarono le loro tombe secondo i costumi ellenici. Non mancano le tracce del loro passaggio nemmeno in pieno centro storico dove, soprattutto nei quartieri di Grazia e Serra, sono stati rinvenuti preziosi reperti archeologici. Tra i monumenti ricordiamo la Chiesa Madre, dedicata a San Sebastiano.