Tra grotte e necropili
I dintorni di Calascibetta sono costellati di tracce evidenti di una frequentazione del sito vecchia di millenni: Necropoli, abitazioni rupestri e rinvenimenti archeologici di manufatti e ceramiche testimoniano di una presenza umana costante. Ed insieme a queste straordinarie evidenze archeologiche la geomorfologia del territorio, prevalentemente calcareo, offre interessanti spunti di visita per la presenza di numerose ed ampie grotte alcune delle quali si aprono nel paese o sulle ripide pareti dello sperone roccioso su cui sorge Calascibetta.
Pochi luoghi possono vantare una tale armoniosa ricchezza di cose come Calascibetta. Le stradelle che si inerpicano sull’alta rupe su cui la cittadina è abbarbicata, conducono a terrazze o piccoli archi che si aprono su paesaggi incantevoli che si perdono sulla linea dell’orizzonte. Tutto ciò che si scorge è gradevole e la natura, da tempi immemorabili, tutt’altro che ostile, luogo adatto perché vi si stabilissero popolazioni antiche sin dalla preistoria della Sicilia. Le testimonianze della presenza di insediamenti umani nei siti intorno al paese sono tra le più interessanti di Sicilia e fra queste spicca la Necropoli sita in Località Realmese con le sue circa trecento tombe a "grotticella" risalenti al periodo compreso tra il IX e l’VIII secolo a.C.. Gli scavi, condotti dall’archeologo siracusano Paolo Orsi, portarono al rinvenimento di numerosi manufatti, probabilmente frutto dell’azione di dilavamento di un sito posto più a monte ed in particolare furono trovate ceramiche dello stile di Serraferlicchio così chiamate dal nome della omonima località nei pressi di Agrigento cui si fanno risalire i primi ritrovamenti relativi a questo orizzonte. Nelle adiacenze della Necropoli doveva infatti trovarsi un villaggio siculo da cui provengono manufatti, monili e monete conservate presso il Museo Archeologico di Siracusa. Vi sono anche tracce di sepolture più recenti risalenti al periodo della dominazione Araba. Necropoli preistoriche con ipogei sorgono in contrada Valle Coniglio e Caldarella. Di grande interesse archeologico è Malpasso al cui nome è legata anche una cultura. Nel sito sono stati rinvenuti oltre ad una Necropoli anche alcune abitazioni risalenti probabilmente al secondo millennio a.C. Le tombe di Malpasso hanno una notevole rilevanza a causa della unicità della loro struttura che non presenta elementi di contatto con altri ritrovamenti nell’isola ma piuttosto con resti archeologici sardi e a Malta. In particolare le tombe si presentano a "grappolo" cioè con un insieme di camere comunicanti tra di loro e disposte su piani differenti. Tale struttura sembra sopravvivere nel sito sino all’età del bronzo. Per quanto concerne la ceramica di Malpasso questa si caratterizza per una scarsa varietà tipologica con prevalenza della forma a bicchiere ovoidale e fondo monocromatico di rosso lucido. Ben centotrenta tombe a "grotticella artificiale" compongono la Necropoli di Calcarella presso cui sono state ritrovate ceramiche risalenti all’età del bronzo con decorazioni piumate e fibule assimilabili ai rinvenimenti di Cassibile (SR) alla cui cultura è pure da ricollegare il sito archeologico della Necropoli Cozzo San Giuseppe (X-VIII sec. a.C.). I dintorni di Calascibetta sono anche caratterizzati da numerose grotte alcune delle quali di un certo interesse sono inglobate nel tessuto urbano sotto il quale formano un fitto dedalo di antri ricadenti in massima parte in proprietà privata. Tra queste ultime non è raro trovarne adibite ad uso improprio di magazzino o come ricovero per animali. Il sistema di grotte forse più interessante è quello delle grotte di San Pietro scavate nella roccia della rupe su cui sorge la Chiesa omonima, ed il cui accesso in qualche caso è complicato dall’assenza di sentieri percorribili. Piuttosto ampia la grotta "Purtredda" che si trova lungo la via Longobardi e che deve il suo nome alla presenza in epoca Longobarda di una grande porta a chiudere l’ingresso della città. Si tratta in realtà di due grotte distinte, l’una di circa 25 mq., l’altra meno ampia ed entrambe sono provviste di nicchie scavate nelle pareti. Le grotte di Santa Maria ricadono per lo più su terreni di proprietà privata per cui è necessario chiedere l’autorizzazione a visitarle. Sono tutte caratterizzate da un unico abitacolo dalla superficie media di circa 3 mq. Ve ne sono alcune alla destra della Chiesa Madre in un orto chiamato "Baglio", oltre il quale, scendendo una scalinata se ne aprono altre. Alle spalle della Chiesa Madre, una stradina adiacente a via Pietro d’Aragona conduce ad altre piccole grotte. A rimarcare l’aspetto rupestre del paesaggio di Calascibetta sono anche le grotte di Sant’Agata che costellano una parete rocciosa nei pressi di via San Matteo e che hanno dimensioni abbastanza variabili oltre ad essere spesso in comunicazione tra loro attraverso stretti cunicoli. Più accessibili, anche perché valorizzate da un progetto di recupero, sono le Grotte alla Plaza che si aprono nei pressi di Piazza Umberto I. Le grotte sono state utilizzate come abitazioni rupestri sino al periodo compreso tra il XV e il XVII secolo. Vi si accede attraverso la via Conte Ruggero o la via San Michele che si trova esattamente sopra le grotte. Entrambe le strade si dipartono dalla piazza Umberto I. Disposte su più livelli scavati nel tufo calcareo le grotte si presentano di dimensioni differenti e sono tra di loro quasi tutte intercomunicanti e dotate di nicchie scavate sulle pareti.