La montagna, al centro delle contrade Naonello, Braemi, Cucchiara, Rossignolo, Scalisa, ha la forma di piramide tronca e si erge solitaria a 754 metri d'altezza. Domina a nord la vallata del fiume Brami, affluente del Salso, e la strada per Barrafranca, a sud quella del fiume Gela e la strada per Mazzarino. Dista cinque chilometri a sud-ovest del centro abitato di Piazza Armerina nel cui territorio è situata. È ben in vista, per la breve distanza, oltre che da Piazza, anche da Barrafranca e da Mazzarino.
I terreni affioranti di questa altura, fanno parte della catena dei Monti Erei meridionali che sono di origine sedimentaria e sono costituiti da depositi sabbiosi, con stratificazioni arenacee, conchiglifere e limose.
Sulla scorta di vecchie memorie, alcune scritte altre tramandate verbalmente, si sono sviluppati intorno a questa montagna una serie di interessi culturali che si perdono nell'antichità più remota e nella leggenda. Il feudo di Monte Naone faceva parte integrante del territorio di Pietraperzia per essere stato attribuito da Federico II al feudatario Abbo Barrì il Giovane. Successivamente, durante la "Guerra dei Vespri" Giovanni Barresio, signore di Pietraperzia e Monte Naone, si schierò dalla parte di Giacomo d'Aragona ed accolse le truppe aragonesi sbarcate ad Augusta. Per questa fellonia contro Federico III d'Aragona Re di Sicilia, l'anno 1299, fu dal sovrano spogliato dei beni e, persistendo temerariamente nella ribellione, il borgo fu distrutto e concesso alla universitas di Piazza.
Rimasero in piedi, non pietra su pietra, ma soltanto le leggende che ancora circolano sia a Barrafranca e Pietraperzia e sia a Piazza Armerina come quella del tesoro dei Sette regnanti.
Scarse sono le notizie archeologiche di Monte Naone. Nel 1930 vi "passeggiò" Paolo Orsi ed egli, presentando un tesoretto di bronzi greci, sicelioti e romani provenienti da Piazza Armerina, scrisse che il Monte Naone è uno degli enigmi archeologici dell'agro piazzese.
Nel 1950 vi fece un sopralluogo Vinicio Gentili il quale trovò alcune fortificazioni ad aggere oltre che frammenti fittili, bronzi e monete riferibili ad un lungo periodo che va dal VI se. a.C. al basso medioevo. Il Gentili nel 1955 riferì di una esplorazione sul monte con la scoperta di 4 tombe a camera gia saccheggiate e di una, ancora intatta, che restituì reperti databili dal VI al V sec. a.C.
Nel 1960 l'archeologo rumeno Dinu Adamesteanu fece eseguire una ricognizione aerea mediante la quale pot? descrivere due sedi di abitato ben distinte. Egli notò e descrisse che la punta occidentale si presenta quasi completamente distaccata dal grosso dell'abitato che è situato nel lato orientale. In effetti questa parte dell'abitato nel suo lato sud presenta una fortificazione ad aggere ben visibile. Nei terrazzamenti al di sotto delle mura si trovano le necropoli che si estendono a ovest e, in parte, a nord. Adamesteanu riconobbe sul lato orientale del monte una via principale sull'asse est-ovest e pensò che la collinetta occidentale (m. 720) fosse destinata all'acropoli.
Dal 1967 fino al 1970 Fausto Gnesotto, archeologo dell'Università di Trieste, fece alcuni saggi negli abitati greci e successivamente, dal 1971 al 1975, scavò nelle necropoli greche e nell'abitato medievale.
Si è avuta notizia che nell'ultimo decennio del secolo scorso siano comparse sul mercato illegale alcune monete provenienti da Monte Naone con legenda STIA e STI raffiguranti nel retro un protomo di toro con faccia umana barbuta che vanno ad aggiungersi a quelle cinque recuperate da Angelo Ligotti di Barrafranca. Dato che lo stile delle monete ha come modello quelle di Gela è verosimile che il toro raffigurato sia la personificazione del fiume Gela che scorre nella vallata adiacente. Circa il nome della città antica, le opinioni sono discordi. Nel seicento Antonio il Verso (citato da Chiarandà) riferiva che Naone, così nominato dai Greci cioè Tempio, fosse stata edificata dai Greci di Naone di Beotia. Il Chiarandà citava pure le opinioni di F. Cluverio e di T. Fazello che congetturavano trattarsi della città di Nonima.
Questa notizia e altre considerazioni di analisi e rivisitazione dei testi antichi ha riportato in auge la questione della città di Ibla Minore (una delle ter Ible di Sicilia) che lo storico Litterio Villari indicò proprio sul Monte Naone non senza argomentazioni di valida suggestione.
In questo, come in altri casi, il connubio tra storici e archeologi risulta indispensabile.