Del Castello di Pietratagliata di Aidone, conosciuto anche come Casteddu di Gresti, non si ha una datazione precisa circa la sua costruzione. La fisionomia del castello di Pietratagliata si inquadra splendidamente nella singolare cresta rocciosa in cui si staglia. La sua struttura rocciosa deve poggiare su estesi strati argillosi impermeabili: nell’alveo del torrente, infatti, si trova un delizioso laghetto, detto “l’urna” che si conserva anche nel periodo estivo quando lo stesso torrente é in secca.
Anche da una sommaria visione d’insieme si percepisce subito la contemporanea presenza di svariate strutture che si sono sovrapposte ed affiancate nel corso dei secoli: grotte che furono abitazioni preistoriche, la fortezza di avvistamento e segnalazione ed infine l’ulteriore ampliamento del complesso edilizio, cioè i magazzini e le rustiche abitazioni di quella che era ormai divenuta una feudale “masseria fortificata”. L’ingresso al castello é ubicato in prossimità di una stretta curva della strada che collega Raddusa e Valguarnera.
Salendo per la scaletta in muratura che dà sulla strada si accede in un ampio magazzino
composto da due grandi vani divisi da possenti archi. Su due stipiti, si notano due iscrizioni probabilmente risalenti alla costruzione del magazzino; quella qui riprodotta porta la data del 1709. Giunti davanti all’entrata del castello, ci si trova all'inizio di una stretta doppia piega che evitava a chi cercasse rifugio nel castello di diventare bersaglio delle frecce degli assalitori. Salendo la scaletta si accede al piano superiore del magazzino in cui si trova l'abitazione del massaro con annessa terrazza.
Dopo la curva a gomito, é ormai visibile la porta del castello. L'ultimo tratto del sentiero, intagliato nella roccia, é delimitato a sinistra dal muretto che fa da parapetto al profondo burrone sottostante ed a destra dal contrafforte roccioso che sorregge la torre. Si tratterebbe di un accorgimento che avrebbe costretto gli attaccanti di procedere con il fianco destro esposto alle frecce dei difensori.
Entrando dalla porta culminante con un archetto, si attraversa un corridoio sotterraneo ritrovandosi in una loggia , da cui è possibile affacciarsi sul dirupo. Si accede così in una grotta rettangolare scavata nell'arenaria e munita di finestra, che é certamente stata un'abitazione preistoric. L'acqua perenne dell'urna e l'abbondanza di selvaggina nelle fitte foreste che allora ricoprivano il territorio devono aver attratto insediamenti umani sin dal paleolitico superiore.
Visto che la rampa d’accesso ai piani superiori (rampa forse collegata ad un ponte levatoio) non esiste più, solo i più smaliziati, muniti delle precauzioni del caso, potranno proseguire la visita. Al primo piano si trova un ingresso, da cui si accede sia alla scala che conduceva al piano superiore sia ad una stanza piuttosto curata e munita di una finestra con i due sedili tipici dell’architettura medievale.
Attraverso la scala intagliata nella roccia che ci si ritrova in un che abbraccia l’intera larghezza dell’edificio.
Nell’estremità occidentale si trovano i resti di una finestra che si affacciava sullo strapiombo sottostante, mentre in quella orientale, al termine del ballatoio si apriva una porta chepoteva servire come porta d’uscita per ospiti non graditi. Al centro del corridoio, una cisterna con tubazione di terracotta incassata nella roccia che serviva a convogliare l’acqua piovana raccolta da tetto. In questi locali si trovano i resti degli antichi fasti del castello: il pavimento del primo vano è andato perduto ma l’intonaco ben rifinito, il portale d’accesso in lava lavorata, il volto sorridente scolpito sull’architrave e la volta con cupoletta ci rivelano la funzione “nobile” cui erano destinati. L’attiguo ambiente era dotato di una finestra. Da questa stanza si doveva accedere alla torre. Dal lato opposto si trova una caverna di forma allungata, dove si nota una scritta in latino che evoca il diavolo ed una sorta di affresco in bianco e nero rappresentante un misterioso personaggio dalla lunga barba bianca, coperto da un mantello simile a quelli in uso nel Cinque o nel Seicento.
Riprendendo la scala, percorrendo l’ultima rampa ci si trova sul punto più elevato della grande roccia.
Attraverso un portale si accede in quella che é stata forse la cappella del castello.
Da qui si gode della splendida vista di Morgantina e di Aidone.
L’accesso alla terrazza della torre era consentito da una stupenda scala a chiocciola, realizzata in corso d’opera all’interno della torre e precisamente in prossimità del suo spigolo di sud-est. Si accede alla scala da una porticina incastonata in un portale in lava terminante con una voltina del quale si è conservato lo stipite sinistro. Il vano scala è stato ottenuto da una perfetta sovrapposizione dei gradini che la compongono.
(Liberamente tratto dal volume: Giuseppe Tomarchio, “Il Castello di Pietratagliata”, Editrice Il Lunario, Enna, 1992)
Anche da una sommaria visione d’insieme si percepisce subito la contemporanea presenza di svariate strutture che si sono sovrapposte ed affiancate nel corso dei secoli: grotte che furono abitazioni preistoriche, la fortezza di avvistamento e segnalazione ed infine l’ulteriore ampliamento del complesso edilizio, cioè i magazzini e le rustiche abitazioni di quella che era ormai divenuta una feudale “masseria fortificata”. L’ingresso al castello é ubicato in prossimità di una stretta curva della strada che collega Raddusa e Valguarnera.
Salendo per la scaletta in muratura che dà sulla strada si accede in un ampio magazzino
composto da due grandi vani divisi da possenti archi. Su due stipiti, si notano due iscrizioni probabilmente risalenti alla costruzione del magazzino; quella qui riprodotta porta la data del 1709. Giunti davanti all’entrata del castello, ci si trova all'inizio di una stretta doppia piega che evitava a chi cercasse rifugio nel castello di diventare bersaglio delle frecce degli assalitori. Salendo la scaletta si accede al piano superiore del magazzino in cui si trova l'abitazione del massaro con annessa terrazza.
Dopo la curva a gomito, é ormai visibile la porta del castello. L'ultimo tratto del sentiero, intagliato nella roccia, é delimitato a sinistra dal muretto che fa da parapetto al profondo burrone sottostante ed a destra dal contrafforte roccioso che sorregge la torre. Si tratterebbe di un accorgimento che avrebbe costretto gli attaccanti di procedere con il fianco destro esposto alle frecce dei difensori.
Entrando dalla porta culminante con un archetto, si attraversa un corridoio sotterraneo ritrovandosi in una loggia , da cui è possibile affacciarsi sul dirupo. Si accede così in una grotta rettangolare scavata nell'arenaria e munita di finestra, che é certamente stata un'abitazione preistoric. L'acqua perenne dell'urna e l'abbondanza di selvaggina nelle fitte foreste che allora ricoprivano il territorio devono aver attratto insediamenti umani sin dal paleolitico superiore.
Visto che la rampa d’accesso ai piani superiori (rampa forse collegata ad un ponte levatoio) non esiste più, solo i più smaliziati, muniti delle precauzioni del caso, potranno proseguire la visita. Al primo piano si trova un ingresso, da cui si accede sia alla scala che conduceva al piano superiore sia ad una stanza piuttosto curata e munita di una finestra con i due sedili tipici dell’architettura medievale.
Attraverso la scala intagliata nella roccia che ci si ritrova in un che abbraccia l’intera larghezza dell’edificio.
Nell’estremità occidentale si trovano i resti di una finestra che si affacciava sullo strapiombo sottostante, mentre in quella orientale, al termine del ballatoio si apriva una porta chepoteva servire come porta d’uscita per ospiti non graditi. Al centro del corridoio, una cisterna con tubazione di terracotta incassata nella roccia che serviva a convogliare l’acqua piovana raccolta da tetto. In questi locali si trovano i resti degli antichi fasti del castello: il pavimento del primo vano è andato perduto ma l’intonaco ben rifinito, il portale d’accesso in lava lavorata, il volto sorridente scolpito sull’architrave e la volta con cupoletta ci rivelano la funzione “nobile” cui erano destinati. L’attiguo ambiente era dotato di una finestra. Da questa stanza si doveva accedere alla torre. Dal lato opposto si trova una caverna di forma allungata, dove si nota una scritta in latino che evoca il diavolo ed una sorta di affresco in bianco e nero rappresentante un misterioso personaggio dalla lunga barba bianca, coperto da un mantello simile a quelli in uso nel Cinque o nel Seicento.
Riprendendo la scala, percorrendo l’ultima rampa ci si trova sul punto più elevato della grande roccia.
Attraverso un portale si accede in quella che é stata forse la cappella del castello.
Da qui si gode della splendida vista di Morgantina e di Aidone.
L’accesso alla terrazza della torre era consentito da una stupenda scala a chiocciola, realizzata in corso d’opera all’interno della torre e precisamente in prossimità del suo spigolo di sud-est. Si accede alla scala da una porticina incastonata in un portale in lava terminante con una voltina del quale si è conservato lo stipite sinistro. Il vano scala è stato ottenuto da una perfetta sovrapposizione dei gradini che la compongono.
(Liberamente tratto dal volume: Giuseppe Tomarchio, “Il Castello di Pietratagliata”, Editrice Il Lunario, Enna, 1992)