Sulla sommità del Monte Stella è ubicato il Castello di Valguarnera.
Le notizie storiche del castello sono alquanto rare, certamente qui doveva essere in uso una fortificazione bizantina che venne espugnata nel 939 da una gualdana araba capitanata dal capo Chalil, il quale lo ricostruì e rafforzò.
Costui,infatti, una volta guadagnato il sito forte vi ricostruì il castello e modificò le forme delle muraglie. Conquistato e ingrandito dai normanni il castello passò, con un atto di vendita firmato da Ruggero II, al vescovo di Catania che ne acquisì il diritto feudale.
Pervenne poi a Scaloro I degli Uberti, parente del Farinata di dantesca memoria. Durante la lunga guerra delle fazioni fu confiscato a Scaloro degli Uberti una prima volta nel 1340, anno in cui viene affidato al Duca di Randazzo, Giovanni, fedele al partito catalano; nel 1347 l'Uberti venne perdonato e rientrò in possesso dei feudi e quindi del Castrum Asari dove, in una ulteriore vicenda bellica, nel 1351 perderà la vita.
Nel 1364 Federico IV concede la terra ed il castello a Matteo d'Aragona, un parente della famiglia reale catalana che però muore lo stesso anno senza eredi.
Nel 1366, il castello perviene a Antonio Moncada che la detiene sino al 1397, durante il periodo più buio della guerra delle fazioni. In quest' anno, il Moncada perde ogni diritto feudale e viene e sostituito nella signoria di Assoro dai fratelli Vitale e Simone Valguarnera, nobili catalani, fedelissimi alla casata aragonese, la cui famiglia rimarrà in signoria di Assoro e del vicino villaggio di Caropepe sino alla fine del feudalesimo in Sicilia, facendone importante fulcro del loro vastissimo territorio feudale.
Abbandonato all' incuria, e poi dato in cava ai cittadini che ne deturparono l'andamento sino a renderne difficilissima la comprensione degli apparati, è oggi inserito in un bel parco urbano di nuovissima creazione che comprende tutta l'area alta del paese con i resti delle fortificazioni e della acropoli antica. Oggi, purtroppo,solo pochi ruderi mostrano la vastità degli ambienti.
La disposizione dei manufatti per la difesa, tuttavia, testimonia la genialità degli architetti del tempo. Le strutture murarie superstiti sono quelle rivolte verso la vallata sottostante, addossate alla viva roccia. Qui c' era la zona residenziale del castello mentre nella parte che guarda Assoro erano alloggiate le truppe e piazzate le strutture di difesa ed i magazzini. Per arrivare al castello si deve attraversare per intero l' abitato di Assoro.
Le fortificazioni medievali sono, come non è raro nella provincia ennese tutta, ricavate con un sapiente gioco architettonico tra i volumi scavati nella roccia e quelli costruiti con murature forti e solide.
Planimetricamente il castello, posto sui luoghi della antica acropoli classica, doveva avere un andamento poligonale irregolare, modulato assecondando le forme delle rocce della sommità della rupe su cui insiste l'antico abitato (901 m. s.l.m.).
Il castello assume una importanza notevole non solo come luogo di controllo di un vastissimo feudo (Assoro ancora oggi è tra i comuni siciliani con territorio più vasto) ma anche come postazione lungo la strada che da Catania ad Est consentiva di raggiungere Palermo attraversando i principali centri dell' interno isolano.
Ancora si vedono una grande cortina muraria conclusa da un torrione pieno a pianta circolare, munito sino a pochi anni addietro di beccatelli in pietra e unico esempio di torre albarrana in Sicilia, quasi una prova della ibericità della famiglia Valguarnera che certamente sul castello dovette più volte intervenire.
Una seconda cortina munita di finestre che guarda verso la valle, un ambiente sotterraneo di passaggio munito di una scala elicoidale scavata nella roccia, altri ambienti ricavati nella roccia e voltati a crociera che, ad un primo esame paiono aver avuto funzione di magazzini anche a giudicare dalle canalette di scolo delle acque ricavate sul fondo degli stessi.
Nelle rocce adeguatamente scolpite per dar agio alle murature si nota poi una particolarità veramente interessante: accanto ai grandi fori per le travature dei pavimenti e dei solai compaiono in più punti lunghe serie di petroglifi lineari, tutti uguali, la cui interpretazione è veramente ardua.
Le notizie storiche del castello sono alquanto rare, certamente qui doveva essere in uso una fortificazione bizantina che venne espugnata nel 939 da una gualdana araba capitanata dal capo Chalil, il quale lo ricostruì e rafforzò.
Costui,infatti, una volta guadagnato il sito forte vi ricostruì il castello e modificò le forme delle muraglie. Conquistato e ingrandito dai normanni il castello passò, con un atto di vendita firmato da Ruggero II, al vescovo di Catania che ne acquisì il diritto feudale.
Pervenne poi a Scaloro I degli Uberti, parente del Farinata di dantesca memoria. Durante la lunga guerra delle fazioni fu confiscato a Scaloro degli Uberti una prima volta nel 1340, anno in cui viene affidato al Duca di Randazzo, Giovanni, fedele al partito catalano; nel 1347 l'Uberti venne perdonato e rientrò in possesso dei feudi e quindi del Castrum Asari dove, in una ulteriore vicenda bellica, nel 1351 perderà la vita.
Nel 1364 Federico IV concede la terra ed il castello a Matteo d'Aragona, un parente della famiglia reale catalana che però muore lo stesso anno senza eredi.
Nel 1366, il castello perviene a Antonio Moncada che la detiene sino al 1397, durante il periodo più buio della guerra delle fazioni. In quest' anno, il Moncada perde ogni diritto feudale e viene e sostituito nella signoria di Assoro dai fratelli Vitale e Simone Valguarnera, nobili catalani, fedelissimi alla casata aragonese, la cui famiglia rimarrà in signoria di Assoro e del vicino villaggio di Caropepe sino alla fine del feudalesimo in Sicilia, facendone importante fulcro del loro vastissimo territorio feudale.
Abbandonato all' incuria, e poi dato in cava ai cittadini che ne deturparono l'andamento sino a renderne difficilissima la comprensione degli apparati, è oggi inserito in un bel parco urbano di nuovissima creazione che comprende tutta l'area alta del paese con i resti delle fortificazioni e della acropoli antica. Oggi, purtroppo,solo pochi ruderi mostrano la vastità degli ambienti.
La disposizione dei manufatti per la difesa, tuttavia, testimonia la genialità degli architetti del tempo. Le strutture murarie superstiti sono quelle rivolte verso la vallata sottostante, addossate alla viva roccia. Qui c' era la zona residenziale del castello mentre nella parte che guarda Assoro erano alloggiate le truppe e piazzate le strutture di difesa ed i magazzini. Per arrivare al castello si deve attraversare per intero l' abitato di Assoro.
Le fortificazioni medievali sono, come non è raro nella provincia ennese tutta, ricavate con un sapiente gioco architettonico tra i volumi scavati nella roccia e quelli costruiti con murature forti e solide.
Planimetricamente il castello, posto sui luoghi della antica acropoli classica, doveva avere un andamento poligonale irregolare, modulato assecondando le forme delle rocce della sommità della rupe su cui insiste l'antico abitato (901 m. s.l.m.).
Il castello assume una importanza notevole non solo come luogo di controllo di un vastissimo feudo (Assoro ancora oggi è tra i comuni siciliani con territorio più vasto) ma anche come postazione lungo la strada che da Catania ad Est consentiva di raggiungere Palermo attraversando i principali centri dell' interno isolano.
Ancora si vedono una grande cortina muraria conclusa da un torrione pieno a pianta circolare, munito sino a pochi anni addietro di beccatelli in pietra e unico esempio di torre albarrana in Sicilia, quasi una prova della ibericità della famiglia Valguarnera che certamente sul castello dovette più volte intervenire.
Una seconda cortina munita di finestre che guarda verso la valle, un ambiente sotterraneo di passaggio munito di una scala elicoidale scavata nella roccia, altri ambienti ricavati nella roccia e voltati a crociera che, ad un primo esame paiono aver avuto funzione di magazzini anche a giudicare dalle canalette di scolo delle acque ricavate sul fondo degli stessi.
Nelle rocce adeguatamente scolpite per dar agio alle murature si nota poi una particolarità veramente interessante: accanto ai grandi fori per le travature dei pavimenti e dei solai compaiono in più punti lunghe serie di petroglifi lineari, tutti uguali, la cui interpretazione è veramente ardua.