Tracce riferibili alla frequentazione umana, in età preistorica, sono state individuate lungo la fascia che costeggia il corso del fiume Morello, soprattutto nel tratto che va da Villapriolo verso Villarosa. Nella maggior parte dei casi è stato possibile individuare oltre che le necropoli anche le aree occupate dalle strutture del villaggio adiacente; questo dato rappresenta la vera novità di questo studio preliminare. Infatti nel corso delle ricerche condotte nel passato, da autorevoli studiosi, non erano mai state individuate aree di abitato collegabili con le grandi necropoli conosciute nel territorio di Calascibetta. Il primo sito che si incontra, percorrendo il Morello da nord verso sud, all'altezza di Villapriolo, è quello della località Masseria Corvino sul versante di Calascibetta. I frammenti ceramici rinvenuti sul piano di campagna hanno permesso l'inquadramento cronologico tra l'Eneolitico Finale e l'antica età del Bronzo. Contrapposto all'insediamento di Masseria Corvino si trova, sul versante villarosano, la località Parcazzo, sede di un piccolo nucleo capannicolo con relativa necropoli di tombe a grotticella, ricavate nella parete rocciosa che sovrasta il sito archeologico; dai frammenti ceramici, la frequentazione si può inquadrare durante l'antica età del Bronzo.

Di notevole importanza, per il periodo preistorico, è il rinvenimento in località Case Bastione di una vasta area di industria litica e di frammenti ceramici, che occupa il lieve pendio che si estende sotto la cresta rocciosa di Monte Gaspa. Nella parete rocciosa, molto frastagliata e interessata da crolli, si aprono una quindicina di tombe superstiti del tipo a grotticella artificiale. La necropoli, da assegnarsi all'antica età del Bronzo, non testimonia le fasi della frequentazione più antica, documentata da una forte presenza di ceramica e ossidiana proveniente da Lipari e appartenente all'orizzonte culturale di Diana (Neolitico Tardo - fine IV millennio), a cui segue una notevole frammentazione ceramica riferibile alla tarda età del Rame con ceramica della cultura di Malpasso, fino ad arrivare all'antica età del Bronzo (fine del III, inizio del II millennio a.C).

Il rinvenimento sul piano di campagna di manufatti collegati con la sfera religiosa fa supporre la presenza di un'organizzazione sociale avanzata, inserita in un'area geografica densamente abitata. La rilevanza della scoperta del sito di Case Bastione risiede nella possibilità di poter avviare uno studio sistematico su un centro abitato per circa tremila anni, l'acquisizione di dati stratigrafici riferiti alle fasi di passaggio dal Neolitico all'età del Rame, e da questa all'età del Bronzo, potrebbe risultare fondamentale per la ricostruzione cronologica di gran parte del periodo preistorico nell'interno della Sicilia. Oltre ai rapporti commerciali con altre culture notevolmente distanti, un altro elemento individuato durante la ricognizione superficiale della zona è riferito al rinvenimento di alcune fuseruole da telaio di forma ovoidale (forma che sopravviverà fino in epoca greca); la produzione tessile, derivata dall'allevamento, doveva rappresentare per gli abitanti del luogo una delle fonti principali di ricchezza.

La sommità di Monte Gaspa è interessata da alcuni interventi eseguiti nel passato dall'uomo; la lettura dei tagli presenti sulla sommità rocciosa sembra richiamare un utilizzo sacro dell'area da mettere in relazione probabilmente con gli insediamenti circostanti di Case Bastione e di Lago Stelo.

Tracce di presenze di età castelluciana sono state rintracciate in contrada San Rocco su una collinetta di arenaria situata a sud della contrada. Sul versante meridionale della collina si aprono alcune grotte, adibite ad abitazione o stalla ed abitate fino a tempi recenti, che sembrano riutilizzare antiche tombe.

Dopo l'età del Bronzo Finale vi è un' apparente fase di abbandono che si prolunga sino all VIII sec. a.C.; in questo momento su Monte Giulfo si creano le condizioni per lo sviluppo di un impianto urbano, che dal momento della fondazione ricoprirà un ruolo guida per i piccoli insediamenti, per lo più a carattere agricolo, sparsi nelle campagne sottostanti. I dati raccolti sul processo di ellenizzazione che investì il centro Sicilia concordano nell'individuare intorno alla metà del VII sec. a.C. la presenza consistente di ceramica d'importazione, veicolata soprattutto dalla forte colonia di Gela che sfruttò il corso fluviale del Salso per giungere nelle impervie montagne dell'interno, intrattenendo rapporti basati sugli scambi di prodotti con le comunità locali.

In questo quadro va inserito lo sviluppo della città sorta sulla piattaforma di arenaria di Monte Giulfo, che si pone a controllo di un vasto territorio su cui si affacciano: a Nord le città di Monte Alburchia e c.da Menta; a Nord-Est il centro di vascolari di età ellenistica documentate soprattutto in contesti italici e punici. Nella zona soprastante l'edificio di Rocca Danzese è stata rinvenuta, incisa su uno spuntone di roccia, una figura antropomorfa, resa con un semplice schema iconografico; il particolare del triangolo capovolto sul basso ventre rimanda ad una rappresentazione del concetto di fertilità utilizzata dall'uomo fin dalla preistoria, mentre la tipologia del personaggio cruciforme, per citare alcuni esempi, è presente nelle raffigurazioni ugaritiche, micenee e puniche.

Un'altra area interessata dalla frequentazione di età greca è quella di c.da Sant'Anna, situata a sud-ovest di Villarosa, a cavallo tra il Fiume Morello e il Piume Salso. La zona era conosciuta per la presenza di un complesso rupestre costituito da due grotte dalla forma a tholos e dalle notevoli dimensioni, diffìcilmente databili perché frequentate fino a poco tempo fa. Nella perlustrazione dell'area circostante l'insediamento rupestre, si è registrata la presenza di ceramica sia preistorica che greca, mentre più a nord si sono individuate due aree di frammentazione ceramica di età sia greca che romana, riconducibili a due fattorie ellenistico-romane.

Il bacino territoriale di Villarosa nel passato non ha suscitato l'interesse degli studiosi di storia e di archeologia, con la conseguenza che quasi nulla si conosce sia degli insediamenti che della loro relativa storia. Quest'aspetto è ancora più rilevante per quanto concerne la frequentazione durante il periodo romano della nostra area.

La centralità acquisita dalla Sicilia romana, soprattutto per il periodo che va dal II al IV sec. d.C., dovuta alla pianificazione dello sfruttamento agricolo del territorio, può trovare nello studio degli insediamenti del centro dell'isola una chiave di lettura chiarifìcatrice delle problematiche legate a questo periodo storico.

Il primo approccio ricognitivo ha consentito l'individuazione di alcune aree frequentate durante l'epoca romana, dislocate in un'ampia zona nei pressi di altri insediamenti abitati fin dalla preistoria.

Precedentemente si è citata la frequentazione dell'area bassa del pianoro di Monte Giulfo, dove non sembra esserci interruzione della presenza dell'uomo fra il periodo ellenistico e quello romano: questo dato conferma il ruolo guida della città anche per il periodo romano.

A nord-est, rispetto a contrada Sant'Anna, si è rinvenuta, dentro il bosco di contrada Gaspa, una necropoli costituita da un centinaio di tombe a fossa scavate nella roccia e databili fra il IV e il V sec. d.C., ampiamente depredata da scavi clandestini.

La necropoli, che ha subito anche il danneggiamento per l'attività di una cava operante intorno agli anni '60, si deve certamente riferire ad un grosso centro da porsi intorno alle rive del fiume Morello.